Mi devo fermare, solo per un attimo, per rendermi ben conto se tutto questo è davvero reale, solo per un attimo esito ancora, poi respiro profondamente e scivolo giù negli abissi dello sconosciuto paese delle meraviglie. Adesso mi trovo ad un tratto in un mondo totalmente diverso, molto lontano da tutti i paesaggi conosciuti di questa terra, in una regione che solo a pochi privilegiati è consentito di ammirare. Ora nuoto attraverso un bosco di coralli. I coralli si presentano sul fondo del mare come degli alti tronchi d'albero bruno-rossicci, come vecchissimi alberi dai grossi tronchi nodosi. Nel bosco che formano tutto sembra irreale, come in un regno di fate e di gnomi. I rami di questi alberi corallini non sono slanciati, bensì grossi e ombrosi; si elevano nell'acqua come fitti rami d'abete. Questa foresta di madrepore a corna di alce cresce bizzarramente, vasta, massiccia, dando l'illusione di una selva incantata.
Ma il bosco non è inanimato; da per tutto balenano vivi colori, qui rosso e verde, là giallo e azzurro, ed anche negli oscuri angoli pieni d'ombra vi sono degli occhi che mi fissano scintillando fantasticamente. Nuoto ora sotto i rami sfiorando quasi la base degli alberi, lungo il margine della foresta, scrutando attentamente questo misterioso paese fiabesco. Per un momento l'atmosfera di questo regno subacqueo minaccia di sopraffarmi: e quando all'improvviso appaiono fra gli alberi delle strane forme; grandi ventagli che sventolano ritmicamente di qua e di là, come tante pinne di pesci incredibilmente grandi che stessero qui in agguato sul fondo. Non sono invece che delle flessibili gorgonie, chiamate anche ventagli di Venere, che oscillano dolcemente nelle onde lunghe e lente del mareggio.
Nuoto fra i ventagli di Venere, alzo lo sguardo in alto e mi rallegro alla vista: sulle cime della foresta incantata vivono innumerevoli delicate silfidi, dei piccoli pesci variopinti dai minuscoli vivacissimi occhi. Sono tutti in movimento, ballano tra i rami e si lanciano, come in un ballo armonioso, nei meandri del bosco fatato. Questa visione mi dà la gradevole impressione di non essere più in un mondo sconosciuto e cattivo, bensì tra esseri lieti e felici che non mi vogliono male.
Hans Hass, 1939
domenica 19 settembre 2010
O mar sempiterno, salute!
I tuoi flutti mi parlan l' idioma
della patria lontana. Sui gorghi
dell’ equoreo tuo regno,
mi risfavillano i sogni
che bimbo sognai.
E mi rammento i cari
balocchi stupendi,
i fulgidi doni
del santo Natale: le piante
di rossi coralli,
i piccoli pesci dorati,
le variopinte conchiglie e le perle,
che serbi geloso laggiù,
nel pelagio di chiari cristalli.
Enrico Heine ,1825
giovedì 11 giugno 2009
In fondo al mare
c'è una casa
di cristallo.
A un viale
di madrepore
guarda.
Un grande pesce d'oro
alle cinque
viene a salutarmi.
Porta per me
un rosso mazzo
di fiori di corallo.
Dormo in un letto
un pò più azzurro
del mare.
Un polipo
mi fa l'occhiolino
attraverso il cristallo.
Nel bosco verde
che mi circonda
-din don... din dan-
cantano e si dondolano
le sirene
di madreperla verdemare.
E sulla mia testa
bruciano, nel crepuscolo
le irruvidite punte del mare.
Alfonsina Storni, 1934
Se gli alisei erano in ritardo, quando arrivarono, arrivarono sul serio, e recuperarono il tempo perduto, e lo Spray, qualche volta sotto una mano o due di terzaroli, volò per un pò di giorni davanti a una burrasca, con un grande baffo candido sotto prora, verso l'ovest e verso le Marchesi che avvistai dopo quarantatré giorni di navigazione, e che non mi fermai a visitare. Ero sempre occupato durante quei giorni, ma non al timone; nessuno, in piedi o seduto, potrebbe stare sempre al timone, in un viaggio intorno al mondo. Facevo di meglio: me ne stavo a leggere i miei libri, a rattoppare i miei vestiti, oppure cucinavo, e mangiavo in santa pace. Mi ero già accorto che non era bello essere solo, e così cercai compagnia in quello che mi circondava, qualche volta nell'universo, e a volte nel mio insignificante io; ma lasciando perdere tutto il resto i libri erano sempre i miei amici. Niente avrebbe potuto essere più facile o più riposante del mio viaggio nei venti alisei.
Navigai a vento largo un giorno dopo l'altro, segnando sulla carta con considerevole precisione la posizione della mia nave; ma questo era fatto più per intuizione, che non con laboriosi calcoli.
Per un mese intero mantenemmo la stessa rotta, senza neanche la chiesuola della bussola illuminata. Ogni notte vedevo la Croce del Sud al traverso, il sole sorgeva ogni mattina di poppa; ogni sera tramontava di prora. Non mi servivano altre bussole, perché queste due erano esatte. Se dopo molti giorni di navigazione dubitavo del mio punto stimato, lo controllavo leggendo il grande orologio del cielo fatto dal Grande Architetto, e risultava giusto.
Non si può negare che c'era anche il lato comico, in quella strana vita. A volte mi svegliavo col sole che splendeva già in cabina. Udivo l'acqua scorrere di là dalla sottile parete che mi divideva dalle profondità, e dicevo: "Cosa sta succedendo?".
Ma tutto andava bene; era la mia nave che continuava a navigare in rotta come nessuna altra nave al mondo aveva mai navigato. L'acqua che scrosciava lungo i suoi fianchi mi diceva che stava correndo alla sua massima velocità. Sapevo che al timone non c'era mano d'uomo, sapevo che tutti a prora stavano bene, e che non c'erano ammutinamenti.
Joshua Slocum, 1896
martedì 9 giugno 2009
Egitto - Marsa Alam, Agosto 2008
Reef 3 - Chaetodon semilarvatus Pesce farfalla mascherato
Apollonio Rodio, III secolo a.C.
Reef 3 - Chaetodon semilarvatus Pesce farfalla mascherato
Come i delfini, emergendo dal mare quando il cielo è sereno, a frotte volteggiano intorno alla nave lanciata in corsa, disponendosi ora davanti, ora di dietro, ora lungo i fianchi, gioia per i naviganti, così le Nereidi, balzando dal basso verso l'alto, tutte insieme volteggiavano intorno alla nave Argo, e Teti guidava la rotta.
Apollonio Rodio, III secolo a.C.
Egitto - Marsa Alam, Agosto 2008 Reef 2
L'UOMO E IL MARE
Uomo libero, tu amerai sempre il mare!
Il mare è il tuo specchio; contempli la tua anima
Nello svolgersi infinito della sua onda,
E il tuo spirito non è un abisso meno amaro.
Ti piace tuffarti nel seno della tua immagine;
L'accarezzi con gli occhi e con le braccia e il tuo cuore
Si distrae a volte dal suo battito
Al rumore di questa distesa indomita e selvaggia.
Siete entrambi tenebrosi e discreti:
Uomo, nulla ha mai sondato il fondo dei tuoi abissi,
O mare, nulla conosce le tue intime ricchezze
Tanto siete gelosi di conservare i vostri segreti!
E tuttavia ecco che da innumerevoli secoli
Vi combattete senza pietà né rimorsi,
Talmente amate la carneficina e la morte,
O eterni rivali, o fratelli implacabili!
Charles Baudelaire, 1857
L'UOMO E IL MARE
Uomo libero, tu amerai sempre il mare!
Il mare è il tuo specchio; contempli la tua anima
Nello svolgersi infinito della sua onda,
E il tuo spirito non è un abisso meno amaro.
Ti piace tuffarti nel seno della tua immagine;
L'accarezzi con gli occhi e con le braccia e il tuo cuore
Si distrae a volte dal suo battito
Al rumore di questa distesa indomita e selvaggia.
Siete entrambi tenebrosi e discreti:
Uomo, nulla ha mai sondato il fondo dei tuoi abissi,
O mare, nulla conosce le tue intime ricchezze
Tanto siete gelosi di conservare i vostri segreti!
E tuttavia ecco che da innumerevoli secoli
Vi combattete senza pietà né rimorsi,
Talmente amate la carneficina e la morte,
O eterni rivali, o fratelli implacabili!
Charles Baudelaire, 1857
Antico, sono ubriacato dalla voce ch'esce dalle tue bocche quando si schiudono come verdi campane e si ributtano indietro e si disciolgono.La casa delle mie estati lontane, t'era accanto, lo sai, là nel paese dove il sole cuoce e annuvolano l'aria le zanzare. Come allora oggi in tua presenza impietro, mare, ma non più degno mi credo del solenne ammonimento del tuo respiro. Tu m'hai detto primo che il piccino fermento del mio cuore non era che un momento del tuo; che mi era in fondo la tua legge rischiosa: esser vasto e diverso e insieme fisso: e svuotarmi così d'ogni lordura come tu fai che sbatti sulle sponde tra sugheri alghe asterie le inutili macerie del tuo abisso.
Eugenio Montale, 1927
venerdì 5 giugno 2009
venerdì 27 febbraio 2009
Da qui
Per tutta la vita potrei guardarti vincere,
Da questi scogli dove l'acqua si infrange,
Da questa spiaggia dove il vento mi porta il tuo profumo.
Vicino a te vivrei per sempre
dove le onde giungono alla meta cancellando i miei pensieri impressi sulla sabbia,
Da qui, dove la tua forza mi da coraggio,
Da qui, dove per sempre il vento mi racconterà di te.
Claudio Frontori, 28/02/2009
domenica 8 febbraio 2009
lunedì 29 dicembre 2008
Vivere con la consapevolezza di essere qui, solo di passaggio, sperando che tutto cio' che vedremo, sia nostro oltre la fine,
Che ci seguira' ovunque andremo, che sara' con noi quando nei nostri cuori, resteranno solo i ricordi,
Questo ci portera' oltre,
oltre ogni cosa,
Oltre ogni nostro saperci,
Ancora Vivi.
Claudio Frontori, 2008
venerdì 19 dicembre 2008
venerdì 12 dicembre 2008
lunedì 8 dicembre 2008
Ci sono cose che ci portano oltre, cose che non ci fanno sentire soli. Il Mare ci abbraccia, ci protegge, ci rende forti e al tempo stesso vulnerabili. Dentro di Lui proviamo ogni volta la sensazione di non essere soli, di far parte di un mondo che vive, respira, pulsa davanti ai nostri occhi, ogni cosa e' viva, priva di impurita', di malvagita'. Pura come il sorriso di un bimbo. Come la neve appena caduta. Abbiamo provato tutti, almeno una volta nella nostra vita, cosa vuol dire essere felici, vivere un momento sapendo che potrebbe essere unico e irripetibile.
Il Mare e' il luogo dove il tempo si e' fermato, dove tutto e' al proprio posto, dove Dio ha deciso.
La mia felicita' e' al sicuro, custodita li sotto, dove nessuno potra' mai calpestarla.
Claudio Frontori
Il Mare e' il luogo dove il tempo si e' fermato, dove tutto e' al proprio posto, dove Dio ha deciso.
La mia felicita' e' al sicuro, custodita li sotto, dove nessuno potra' mai calpestarla.
Claudio Frontori
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